Per la sicurezza sul lavoro molti non sanno che è obbligatorio eseguire la valutazione del rischio sismico.
In questo articolo trovi la trascrizione di una puntata del podcast dove, insieme al mio collega e amico Enrico Manzi, parliamo di questo delicato argomento.
Oltre alla trascrizione trovi anche l’audio della puntata da ascoltare.
Ti serve una consulenza tecnica? Possiamo farlo anche con una videochiamata contattami ora!
Prevedere un terremoto in maniera precisa, come luogo e giorno, attualmente non è possibile.
Conosciamo statisticamente dove i terremoti sono avvenuti con più frequenza e dove sono le faglie attive.
In Italia sono state individuate 4 zone sismiche, la zona 1 è quella a più alta pericolosità quindi dove è più probabile che nei prossimi anni ci saranno dei forti terremoti.
Visto che non possiamo prevedere quando avverrà il prossimo terremoto l’unico modo che abbiamo per difenderci è la prevenzione sismica.
Fare prevenzione sismica significa migliorare la sicurezza dei nostri edifici nei confronti dei terremoti e imparare a comportarci in maniera corretta durante una scossa sismica.
I costi per la ricostruzione post terremoto in Italia, dal 1968 al 2012, attualizzati ad oggi o meglio al 2012, è di circa 122 miliardi di euro …. una cifra veramente enorme.
Pensate quanta prevenzione sismica si sarebbe potuta fare con quei soldi, quante vite si sarebbero potute salvare, quanti edifici, magari anche storici, non sarebbero crollati.
Ricordo che dal 2017 esiste un’agevolazione fiscale chiamata Sismabonus che permette di detrarre dal 70 al 80% delle spese sostenute per interventi di riduzione del rischio sismico sugli immobili a seconda del miglioramento di una classe o di due classi sismiche.
Inoltre questa questa detrazione, per gli edifici residenziali, è stata ampliata nel 2020 con il Decreto Rilancio portando la percentuale di detrazione al 110% delle spese sostenute.
Anche lo Stato Italiano ci ricorda l’importanza della prevenzione sismica!
Il terremoto avvenuto in Emilia nel 2012 ha evidenziato che i capannoni prefabbricati in cemento armato, realizzati prima della classificazione sismica dei comuni dove sono stati costruiti, sono veramente molto vulnerabili ai terremoti.
In quel periodo i capannoni sono stati realizzati con collegamenti che funzionavano solo per attrito fra le strutture principali, per esempio le le travi erano semplicemente appoggiate ai pilastri.
Anche all’interno di capannoni progettati in modo da resistere in zona sismica spesso sono presenti delle scaffalature non idonee a resistere ai terremoti.
Se vuoi approfondire leggi il mio articolo CAPANNONI PREFABBRICATI IN CEMENTO ARMATO: VULNERABILITÀ SISMICA
La definizione di rischio sismico è la stima del danno atteso come conseguenza dei terremoti che potrebbero verificarsi in un dato luogo.
Il rischio sismico è composto da tre fattori: la pericolosità sismica, l’esposizione, la vulnerabilità.
Per un luogo di lavoro come si individuano questi tre fattori?
La pericolosità sismica si può identificare con la zona sismica dov’è situato il capannone, chiaramente su questo aspetto non si può intervenire a meno che l’azienda smonta il capannone e lo sposta in una zona a più bassa sismicità…….ma la vedo un’operazione complicata :-).
L’esposizione all’interno di un luogo di lavoro normalmente si individua sulla base del numero dei lavoratori presenti nell’edificio, anche questo è un parametro dove difficilmente si riesce a intervenire.
Infine la vulnerabilità dipende da come è stato costruito il capannone ed alla presenza di elementi non strutturali non idonei a resistere ai terremoti (scaffalature, controsoffitti, impianti, ecc).
La vulnerabilità è l’unico parametro dove si può intervenire per ridurre rischio sismico, quindi è l’aspetto su cui dobbiamo focalizzarci per abbassare rischio sismico del luogo di lavoro.
Il Decreto Legislativo 81/2008 all’articolo 17 afferma che il datore di lavoro deve valutare tutti i rischi presenti all’interno dei luoghi di lavoro.
Tra questi rischi c’è sicuramente anche il terremoto, infatti nell’allegato 4 “Requisiti del luogo di lavoro” dello stesso decreto di cui sopra il punto al punto 1.1 si dice che gli edifici che ospitano dei luoghi di lavoro……..devono essere stabili e possedere una solidità che corrisponda al tipo di impiego e alle caratteristiche ambientali.
Il terremoto è una delle caratteristiche ambientali perché se l’edificio è situato in una zona sismica 1 oppure una zona sismica 4 la situazione è completamente diversa.
Infine tra i pericoli da considerare nella valutazione dei rischi riportate nelle procedure standardizzate del decreto interministeriale del 30 novembre 2012 è riportato anche il terremoto in maniera chiara ed esplicita.
Quindi come mai spesso se andiamo nelle aziende e chiediamo di vedere il documento di valutazione del rischi del luogo di lavoro non troviamo al suo interno la valutazione del rischio sismico ?
Spero che sia solo per mancanza di conoscenza e non una scelta consapevole da parte del datore di lavoro!
Chiamare un professionista specializzato in progettazione strutturale per eseguire una valutazione della sicurezza del luogo di lavoro permette al datore di lavoro di sapere quali sono i punti deboli dell’edificio nei confronti del terremoto e, in alcuni casi, con una modesta somma investita si potrebbe migliorare in maniera importante la sicurezza dei dipendenti proteggendo anche i patrimonio immobiliare.
Oltre ad eseguire la valutazione del rischio sismico è necessario aggiornare il piano di emergenza ed evacuazione aziendale, considerando anche il pericolo terremoto, perché normalmente i piani di emergenza emergenza vengono redatti solamente per il rischio incendio, ma il terremoto ha caratteristiche molto diverse dall’incendio.
Un terremoto interessa globalmente il fabbricato, mentre magari l’incendio può avvenire solo in una determinata zona e non coinvolgere anche altre parti dell’edificio.
Il fabbricato non sempre è evacuabile durante le prime scosse sismiche ed inoltre, una volta che il personale è fuori, non è semplice sapere quando poter rientrare in sicurezza.
Dopo aver aggiornato con il pericolo terremoto il piano di emergenza ed evacuazione aziendale bisogna anche programmare le esercitazioni come per l’incendio.
Infatti le vie di fuga e i luoghi di raccolta possono essere diversi tra terremoto e incendio.
Quando si percepiscono le prime scosse di terremoto non bisogna precipitarsi fuori dall’ edificio a meno che non siamo al piano terra in prossimità di una porta che ci conduce in uno spazio aperto sicuro.
In caso di terremoto bisogna:
Una volta terminata la scossa sismica bisogna uscire dall’edificio secondo i piani e i percorsi stabiliti dal piano di evacuazione verificando che i passaggi sia ancora praticabili, recandosi nella zona sicura individuata all’esterno dell’edificio.
Ricordo che iscrivendosi alla mia newsletter potrete scaricare gratuitamente l’ebook “Come prepararsi al terremoto”.
Ti è piaciuto l’articolo?
Allora condividilo sui social e con le persone a cui pensi possa interessare.
Contattami subito compilando il modulo
“In qualità di Affiliato Amazon ricevo un guadagno dagli acquisti idonei”